La Bottega Guidi è un piccolo museo: il tempo, dentro, sembra essersi fermato. Armando, il proprietario, ingegnere a tempo perso (cosa insolita), la cura con meticoloso amore: alle pareti c’è un calendario con numeri mobili marcato Calze Germani, un vecchio ventilatore in acciaio del 1939 e un altro anni sessanta dai toni pastello, un citofono nero che comunica con il vicino magazzino. A terra (una volta esistevano mattonelle di granigliato dalla dominante gialla) ora c’è un parquet. L’arredamento è in radica di olivo e noce italiana e un bel velluto a righe verde oliva copre sgabelli e ammanta vetrine. Tutto rimanda all’epoca in cui venne ampliato il negozio negli anni Quaranta, l’attività era stata aperta nel 1918. Ma la bottega nasconde nel cassetto anche straordinarie storie…. come quella di Angelo, zio di Armando, nato nel 1916. Fratello di Alfredo (il papà di Armando), al contrario di questo non gradiva stare al negozio. Aveva una grande passione per la musica lirica, che gli era nata frequentando il Teatro dell’Opera e studiando canto. Nel 1942, a soli 26 anni partì per la campagna di Russia e lì, nell’inverno del 1943, nella gelida e sterminata steppa, scomparve per sempre senza lasciare traccia: morto in uno scontro a fuoco oppure in un campo di prigionia, o piuttosto stremato e assiderato da una bufera di neve? Ho raccolto i pochi ricordi, foto con dediche di tenori e soprani, lettere dal fronte, e ricostruito con collage e disegni quella dolorosa e affascinante pagina di storia